Un racconto per immagini pensate per un ampio progetto culturale che parla di storie di confine tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia. Un confine permeabile, contrassegnato dalla storica collaborazione transfrontaliera, dai legami famigliari, dallo scambio tra popolazioni che condividono la stessa storia e la stessa cultura. A partire dai testimoni diretti sono state raccolte storie personali, da sempre nascoste e poco raccontate, ma vive e attive tra i boschi che ancora oggi separano i paesi da una parte all’altra del confine, dove si parla la stessa lingua e le case portano gli stessi cognomi. L’illuminare queste zone d’ombra che contornano la storia del confine vuole restituire la complessità dell’esistenza delle persone che vi hanno vissuto, radicalmente segnata dai mutamenti geopolitici di questa linea labile ma pesante sulla loro vita.
Le persone intervistate raccontano di lavoro, spostamenti e scambi di beni che avvenivano di nascosto, in quanto – seppur per sopravvivenza e necessità – praticavano contrabbando. Per interpretare e rappresentare le narrazioni, è stato usato un banco ottico a pellicola con un foro al posto della lente; la pratica di questo tipo di fotografia, prevede di non visualizzare direttamente ciò che si sta inquadrando e di utilizzare tempi di posa molto lunghi. Da questo processo nascono immagini sfumate dai colori pastello e i soggetti sono personaggi che compaiono come scie, aloni di storie passate. L’intento è stato quello di fotografare persone, paesi, boschi e interni mostrandoli come un ricordo che fa parte del nostro presente e del nostro futuro.
Progetto realizzato con il supporto del circolo di cultura sloveno Ivan Trinko assieme all’associazione Robida di Topolò, con la collaborazione di Pietro Peressutti.
QUI la pubblicazione.
© Valentina Iaccarino
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